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Commenti al testo di Franca Alaimo
La bellezza non si somma
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Roberto Maggiani
- 06/03/2014 02:26:00
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Ringrazio Franca per aver letto così acutamente la mia raccolta poetica e per aver espresso le sue meditazioni in modo chiaro, nelle quali ritrovo passaggi necessari alla giusta collocazione del testo nella fluidità della realtà poetica contemporanea. In particolare sottolineo: "E, dunque, la vera conoscenza si colloca in un altrove a cui nessuna parola umana può giungere se non con un salto irrazionale e inspiegabile, simile a quello con cui ciascuno di noi passa dallo stato di veglia a quello del sonno.." Ringrazio anche i commentatori Lorenzo e Guglielmo che hanno approfittato di questo spazio per il loro scambio di meditazioni.
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Guglielmo Peralta
- 04/03/2014 17:38:00
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Bene, Lorenzo. Chissà che unaltra spaghettata di pesce e ancora un bicchiere di Sauternes non ti facciano cambiare universo!
"Nessun uccello vola troppo in alto, se vola con le proprie ali".
Siamo come luccello di William Blake. E allora, in attesa di ali migliori, angeliche magari, a ciascuno il suo volo!
Un abbraccio
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Lorenzo Mullon
- 04/03/2014 14:56:00
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Ho mangiato unottima spaghettata col pesce, mi sono bevuto un Sauternes favoloso, e mi è arrivata lintuizione giusta per risolvere questo finto contenzioso. Sia te, Guglielmo, sia Franca e Roberto, avete ragione. Tutto quello che avete descritto è vero e sacrosanto. E succede realmente, nei vostri universi. Da me no, va come vi ho detto, e lo sperimento in ogni istante. Semplicemente siamo sintonizzati su universi differenti. E non è una battuta. Come il volatile di Blake, chi può conoscere il suo immenso mondo di delizia? Facciamocene una ragione. Universi o piani o stati mentali o dimensioni diverse, chiamiamole come vogliamo. Baci a tutti
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Lorenzo Mullon
- 04/03/2014 12:09:00
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Gli assoluti, per come li viviamo noi, sono il più grande trucco del dolore. Ma non ci può essere comprensione intellettuale di questo, o ci si arriva con lesperienza o si manca il bersaglio. Per questo parlo di incomprensione, le parole sono del tutto inadeguate, solo la poesia si avvicina alla comprensione esistenziale, nel momento in cui si avvita in una spirale di vento e sparisce. Un grande abbraccio
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Guglielmo Peralta
- 04/03/2014 11:34:00
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Caro Lorenzo, l "incomprensione", che ti ostini a confermare al posto della divergenza, è solo un muro dombra dove è possibile intra-vedere una luce. Ed è nelle parole che tu scrivi e alle quali presto molta attenzione che cerco questa luce. Il nodo della questione è, forse, nel volto diverso che diamo alla Poesia. Per me essa è lAssoluto che non si mostra, se non per frammenti, al poeta, come ad ogni altro artista o cultore della Bellezza. Il poeta stesso, pertanto, è un suo frammento, nel senso che ne esprime solo una piccolisssima parte, ne dà solo qualche tratto, un respiro breve, impercettibile. Se il poeta (insisto) fosse la Poesia, egli assumerebbe il suo volto e sarebbe lo splendore assoluto, la beatitudine, la Bellezza, appunto! Inoltre, non esisterebbero "cattivi" poeti se la Poesia fosse alla portata di tutti, un volto distinguibile, chiaro, nella profondità dellanima di ognuno. La Poesia non si è esaurita nei grandi poeti, come Ungaretti e Blake, che tu citi. Né mi sembra che essi abbiano cambiato volto, che si siano trasfigurati. La Poesia ha in ogni poeta il suo sepolcro e la sua resurrezione, ma il suo tempo non ci appartiene...
Ricambio i baci con laugurio di avere fugato qualche ombra!
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Lorenzo Mullon
- 04/03/2014 09:19:00
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Caro il mio Guglielmo, lincomprensione diventa un muro quando non si legge quello che scrivo. Se dico un tutto non significa il tutto, ognuno è un tutto, come lo devo scrivere? Già un mese fa avevo posto a questa bella combriccola una questione che è andata diserta: cosa ha trovato Ungaretti in quella trincea? Mi chiedo se sto parlando ai padri del deserto senza padri, o a chi. Adesso pongo la volatile vicenda di Blake, e nessuno mi fila. Cosa hanno scoperto Ungaretti e prima Blake? Liberarsi è possibile, qui, ora, non nellAstruso. Però bisogna staccarsi dagli Astratti, e soprattutto dai Concreti che ci causano dolore, dolore a cui siamo immensamente affezionati, e invece la mia cara testuggine no. Baci immensamente illuminati!
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Guglielmo Peralta
- 03/03/2014 23:38:00
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Comprendere non significa essere necessariamente daccordo. Pertanto l "incomprensione" reciproca qui è solo divergenza. E la divergenza è necessaria affinché ci sia il dialogo. Se, infatti, tutti pensassimo e dicessimo la medesima cosa, basterebbe uno solo a parlare, a pensare. Così se, come tu sostieni, il poeta fosse la Poesia, basterebbe un solo poeta ad esprimerla, perché altrimenti tutti gli altri poeti sarebbero ripetitivi essendo la Poesia una e una sola! La scissione o distanza tra il poeta e la Bellezza è necessaria affinché vi siano più poeti, affinché Tutto non si esaurisca in un solo uomo "estinguendo" tutti gli altri. Colmare la distanza, sanare la ferita provocata dalla perdita della Poesia/Bellezza significherebbe ricongiungersi con il Tutto, essere il Tutto, la Verità, la Vita eterna, Dio, la Morte.
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Lorenzo Mullon
- 03/03/2014 22:44:00
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Non si tratta di diventare il Tutto, ma un Tutto. Ciò che ci impedisce di unirci alla Bellezza è una scissione che è avventuta dentro di noi. Se non riusciamo a vederla, questa scissione, non la possiamo nemmeno sanare, e rimarremo prigionieri a parlare di astrazioni. Eppure i poeti dovrebbero conoscere intimamente le proprie emozioni... William Blake non ha immaginato quelluccello di delizia, non lha nemmeno visto, lha vissuto. Mi dispiace tanto, davvero, sembra un dialogo impossibile, non cè un minimo di possibilità di comprendersi
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Guglielmo Peralta
- 03/03/2014 22:32:00
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Non si è maestri nellesprimere il proprio pensiero, e se lo si è, allora lo sei anche tu, al di là di essere un "fucile subacqueo"! Per quanto riguarda la "questione", io sono monoteista e non confondo la Poesia con londa!
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L’Arbalète
- 03/03/2014 21:46:00
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Di fatto, Maestro Guglielmo, la Poesia non è mai una sola, come un’onda non è mai la sola stessa onda. “Folle è il mare per non poter morire con una sola onda” – Edmon Jabès – Il Libro della sovversione non sospetta.
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Guglielmo Peralta
- 03/03/2014 21:35:00
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Se il poeta, caro Lorenzo, fosse la Poesia, di poeti ne basterebbe uno solo. E in verità, questo poeta esiste ed è Dio che è la Poesia stessa. Per quanto riguarda il paradosso di Zenone, io identifico Achille con il poeta e la tartaruga con la Poesia. Achille è sicuro di raggiungere la tartaruga e superarla, così come tu (in quanto poeta) sei sicuro di raggiungere la Poesia e...(superarla?). Pertanto sì, la tartaruga di Achille, come la tua Gigiona, è un Tutto che lascia sempre indietro chi crede di poterla afferrare.
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Lorenzo Mullon
- 03/03/2014 20:39:00
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Ah, perché, il poeta non è un Tutto? E cosa lo impedirebbe? E quale poeta?
Il paradosso di Achille vale solo per Achille, e infatti, a lui è dedicato. La mia magnifica tartaruga, Gigiona, finché è vissuta, in quella forma testuginosa che ho potuto apprezzare, era un Tutto molto più di Achille, almeno per come lo descrive Zenone, di cui non mi fido per niente, tra laltro. Come mai Gigiona era un Tutto?
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Guglielmo Peralta
- 03/03/2014 16:43:00
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Riportando un concetto già espresso in un commento, dico che la Bellezza (la Poesia) non si somma, in quanto essa è la Totalità, il Tutto, lAssoluto, lIndefinibile, lInfinito, lIrraggiungibile!... Il poeta (così il pittore, il musicista, lartista, in genere) è come Achille, che non raggiunge la tartaruga. Fuori del paradosso, il poeta è uno degli infiniti addendi, la cui somma non dà mai il "totale", che è rappresentato dalla Poesia/Bellezza "inaddizionabile"!.
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Lorenzo Mullon
- 03/03/2014 09:29:00
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Grazie, Guglielmo, ti darei un grande bacio, anzi, te lo schiocco pure. Se siamo capaci di morire a noi stessi, la vita diventa Bellezza totale. Questo è il legame tra morte e Bellezza
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Guglielmo Peralta
- 02/03/2014 15:39:00
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Ammirando lo sguardo ermeneutico di Franca, che, andando in profondità e a tutto campo, getta una luce intensa e chiarificatrice sul testo di Roberto Maggiani, sposto la mia attenzione sulla questione aperta da Lorenzo Mullon e rifletto anchio sulla Bellezza. La quale è, al tempo stesso, il canto delle sirene e il volto di Euridice: la verità, la morte, la vita eterna, lessere. Non si può, infatti, ascoltare il canto, guardare la Bellezza e restare vivi. Non cè, dunque, legame tra la vita (lesistenza) e la morte (la Bellezza, la Verità, lessere...). Se ci fosse, la vita sarebbe già morte (Bellezza...).La separazione vita/morte è esistenza. Il legame vita/morte è il puro essere, assenza di esistenza o non-essere.
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Lorenzo Mullon
- 28/02/2014 19:07:00
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Ti ringrazio per il complimento, se riesco ancora a meravigliare qualcuno sono contento! Non si può non parlare della morte e del dolore, se si affronta il tema della bellezza, sono intimamente connessi. Il libro di Roberto non lho comperato ancora, non so se viene affrontato, ma per me questo è il cardine di quello che chiamiamo vita. Bene, ci chiediamo come mai avvicinandoci alla bellezza proviamo paura. E come mai la bellezza tende a fuggire, come la gazzella. Ma è chiaro, perché noi abbiamo sviluppato delle personalità separate dallesistenza, che è tutta bellezza. Insomma, questo della bellezza, e della gazzella, è il mito perfetto per descrivere lavventura dellessere umano. Abbiamo alimentato il culto della personalità, coltivando il nostro piccolo io in tutte le salse, e ci è sfuggito completamente il senso dellesistenza. Ci siamo chiusi in un guscio di dovere e di dolore, orgogliosi delle nostre infantili conquiste personali, solo per dimostrare di essere superiori, agli altri e, per alcuni... alla bellezza stessa. È ovvio che scappa! E chiudendoci in questo guscio ci siamo ritrovati mortali, guarda un po, e invece lesistenza, alla quale apparteniamo, è infinita. Tutto nasce da questa illusione di vita separata, da questo malinteso gigantesco, se vuoi. Ci hanno pure dato dei nomi, per rafforzarci nella convinzione di avere unesistenza separata, assurdo, e ancora più assurdo è che ci crediamo, ai nostri nomi. E crediamo alla nostra biografia, ai nostri titoli, assurdissimo. Non so se sono stato del tutto chiaro, è un rivelazione per me, in qualche modo lavevo anche letto, più o meno, sì, ma lho capito profondamente, esistenzialmente, da poco, da pochissimo, e sto ancora cercando delle parole per spiegarmi bene, se mai riuscirò a trovarle. Però, e non è poco, mi sento di aver risolto il grande nodo in cui sono cresciuto. Ringrazio il cielo per averlo risolto, e sono emozionato come un bambino, mi sento pieno di gioia! ! !
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Franca Alaimo
- 28/02/2014 17:16:00
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Leggendo il commento di Lorenzo Mullon, mi rendo conto che è difficile prevedere quale messaggio arrivi al lettore, quando si pone di fronte ai testi di un libro. Così resto meravigliata dalle parole di Lorenzo, poiché non mi sembra affatto che il libro simperni sulla paura della morte. Il soggetto dominante è il mistero, limpossibilità per la mente delluomo di tutto "cum-prhendere". Che poi ci sia una continuità fra le dimensioni della vita e della morte, sì, è vero, almeno per chi "crede" ( ed io e Roberto crediamo in questo) religiosamente, cioè attraverso una rete di legami verso lunità del tutto. Oppure, perdonami Lorenzo, sono io ch enon ho compreso bene il tuo punto di vista?
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Lorenzo Mullon
- 28/02/2014 16:45:00
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Perdonami, Franca, non voglio essere invadente, ma solo, per quello che è possibile, farmi capire. Quando dico che non è possibile creare una vita separata, intendo questo che ho appena scritto in un commento: I funerali dovrebbero essere sempre celebrati con grandi balli, con grande gioia, finalmente si spezza l’illusione che sia possibile creare una vita separata dall’esistenza, non è una splendida occasione per festeggiare? Fiori, fiori a volontà
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Lorenzo Mullon
- 28/02/2014 14:39:00
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E se la bellezza non si sommasse perché si annulla? Sfuggente più della bellezza è solo la morte. Addirittura impossibile, la morte. Nessuno riesce a creare una vita separata, e quindi nessuno può morire. O cè qualcuno che è riuscito a costruire una vita separata? Mi dispiace, tanta angoscia per niente. E quanto abbiamo investito sul dolore, quanto... e troppo abbiamo scritto, fino a non poterlo scindere dalla nostra personalità. Poi, la personalità, che concetto moderno, nemmeno ce limmaginiamo come vivevano gli antichi, gli antichi antichi, senza personalità. Pazzesco, vero? E cosa nasconde la bellezza, veramente non possiamo saperlo? Ne siamo certi? Abbiamo così poca fiducia nella poesia? Lo so, prende la paura, è questo lunico limite. Magari nasconde linfrangersi della personalità, su cui abbiamo tanto investito, te limmagini? Che paura, cari moderni. E che occasione persa. Grazie a Franca, e a Roberto in bocca al lupo
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